“Il nettare degli dei, Il vino dei papi, Il vino dei re``
Ricordo di una storia antica, sepolta e poi ritrovata...Gli iniziXI sec
La popolarità di questo nettare dolce e dorato inizia nell’Alto Medioevo, grazie all’affermarsi della Repubblica di Genova come polo commerciale in tutta l’Europa cristianizzata. Intuendo le potenzialità di guadagno, furono gli stessi ordini religiosi a contribuire al moltiplicarsi dei vigneti, rendendo la Riviera di Ponente un luogo di terrazzamenti e punto di riferimento chiave nel panorama vinicolo dell’epoca. I commercianti genovesi fecero poi il resto: forte di un’interessante struttura e gradazione alcolica, il prezioso vino venne presto conteso tra le tavole dei nobili più illustri che lo paragonano, per colore e dolcezza, all’ambrosia degli dèi.
un'importante citazione1500
Curiosità: il famoso bottigliaio di papa Paolo III Farnese, tale Sante Lancerio, annovera questo nettare tra i vini di eccellenza, annotandolo in una lettera di metà ‘500 destinata al cardinale Guido Ascanio Sforza, confermando così la sua quotidiana presenza anche nelle lussuose tavole dei luoghi di potere di Roma.
l'inatteso declino1650
A un tratto, però, la fortuna, che sembrava destinata a durare negli annali, declinò la sua china e la fama del Moscatello, dopo aver raggiunto i suoi massimi sfarzi, si spense a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo. Per quale motivo? Da un lato, nella località di Taggia inizia a farsi spazio un nuovo affare commerciale, quello della coltura dell’ulivo; dall’altro, era ormai piuttosto assodato che la produzione enologica genovese non reggeva il passo con i nuovi tempi, a differenza dei vini del resto del mondo che migliorano con grande rapidità.
Il colpo di grazia1800
Anche se ci fosse stata qualche tenue speranza di ripresa, la terribile epidemia di fillossera che si abbatté come una scura su tutte le viti della regione (e ben oltre) l’avrebbe comunque spenta. E così fu. Il Moscatello ligure subì un colpo di grazia dal quale non si riprese se non dopo lunghissimo tempo e, al posto suo, si iniziò la coltivazione di altre tipologie di viti che lo rimpiazzarono, seppur con qualche rimpianto.
Il miracolo2003
Se il Moscatello di Taggia ebbe un epilogo infelice, questo non significa che la sua storia sia stata del tutto dimenticata. Anzi. Agli inizi del nuovo millennio, la tenace passione di alcuni piccoli viticoltori della zona fu la scintilla che portò al ritrovamento di alcune decine di piante sopravvissute allo stato selvaggio. Tra queste, essi ne individuarono alcune totalmente priva del virus. E la fenice risorse felicemente dalle sue ceneri…